L’insieme dei protocolli Bitcoin & Lightning Network (LNP/BP) è una tecnologia rivoluzionaria che ha bisogno di tempo per essere compresa e metabolizzata dal mondo di oggi.
Bitcoin è un argomento multi-disciplinare, perciò per capirlo fino in fondo è necessario riuscire a comprendere un vasto numero di materie: storia, finanza, economia, informatica, matematica, filosofia, sociologia, geopolitica, energia, teoria dei giochi, diritti umani.
Bitcoin è un progetto unico al mondo da diversi punti di vista.
Ad alcuni, il suo funzionamento tecnico potrebbe sembrare banale rispetto ad altri progetti “crypto”; nonostante questo, Bitcoin rimane la moneta più importante per dominance di mercato, volumi di scambio, liquidità, network effect, decentralizzazione, hash rate e market cap.
In fin dei conti, il protocollo Bitcoin svolge un solo compito: permette di inviare, ricevere e detenere valore nel mondo digitale, senza intermediari. E lo fa benissimo, da ormai oltre tredici anni.
Le caratteristiche principali del protocollo di base (layer 1) sono decentralizzazione e sicurezza.
La scalabilità viene raggiunta grazie a soluzioni di layer 2, come ad esempio Lightning Network, un protocollo che permette di effettuare milioni di transazioni al secondo con costi di commissione irrisori.
Il progetto Bitcoin sembra ormai aver raggiunto un suo equilibrio tra innovazione e affidabilità.
Il protocollo continua a funzionare senza perdere un colpo, con un uptime del 99.98% circa.
Eppure, molte persone si chiedono come mai Bitcoin sia ancora il progetto più importante nel settore “crypto”, nonostante sia lento nell’effettuare transazioni, privo di smart contract, troppo energivoro e così via.
Oggi vediamo perché Bitcoin è totalmente diverso dalle cosiddette “criptovalute” e per quale motivo rimane uno dei progetti più ambiziosi ed affascinanti del mondo di oggi.
Blockchain
Il problema principale è sorto con il termine “blockchain”. Dopo l’hype del 2017, molte aziende si sono lanciate nel realizzare blockchain aziendali totalmente inutili (es. Hyperledger, R3), buttando via tempo, soldi e risorse umane.
Giusto per fare due esempi, Microsoft ed IBM hanno tentato di cimentarsi su progetti “blockchain” con risultati pressoché nulli.
Non a caso recentemente entrambe le aziende hanno deciso di fermare i rispettivi progetti.
In poche parole, il termine “blockchain” è solo marketing. Sì, proprio così!
Nel white paper di Bitcoin, Satoshi Nakamoto non ha mai menzionato la parola blockchain ma chain of blocks.
L’incomprensione di base è credere che una blockchain sia una struttura scalabile. Se è decentralizzata, non è scalabile.
Questa teoria è stata confermata ormai più volte e in diversi episodi accaduti negli ultimi anni: tra il 2016 ed il 2017 con la Blocksize War; con la rete Ethereum che per diversi mesi ha avuto gas fee a livelli assurdi; con Solana, che prometteva 710000 transazioni al secondo ma poi si bloccava ogni settimana e con una moltitudine di altri progetti “crypto”.
La blockchain è un sistema in cui tutti i nodi devono conservare per sempre tutte le transazioni di tutti gli utilizzatori della rete.
Una blockchain per essere decentralizzata deve avere molti nodi, ma soprattutto deve essere facile “tirarne su” uno.
In fin dei conti, la blockchain non è altro che un database: nel caso di Bitcoin, questo database è distribuito su migliaia di computer nel mondo, mentre nel caso delle “altcoin” (sì, anche Ethereum), è condiviso solo su pochi computer (tralasciando il fatto che la maggior parte dei nodi Ethereum è controllata da aziende come Infura ed Alchemy ed ospitata su Amazon Web Services).
In realtà, qualsiasi progetto che utilizzi la blockchain risulta inefficiente, complesso e costoso rispetto alla controparte centralizzata, scalabile, efficiente ed affidabile.
Finora, l’unica problematica che la “blockchain” (quella di Bitcoin) è riuscita a risolvere è il problema della doppia spesa in ambito digitale.
La decentralizzazione è la caratteristica fondamentale per un sistema monetario alternativo per essere resistente alla censura.
Tutti i tentativi prima di Bitcoin sono falliti per mancanza di decentralizzazione.
Crypto
Dopo qualche anno dal fenomeno “blockchain”, è esploso il fenomeno “crypto”, inteso come nuova classe di investimento finanziario speculativa.
In questo caso abbiamo assistito al lancio di diversi progetti, compresi di coin o token, da aziende, enti o fondazioni più o meno centralizzate.
Tutti i progetti “crypto”, da Ethereum in poi, sono centralizzati, poiché hanno alle spalle un fondatore con nome e cognome, una sede legale, una fondazione, un ufficio marketing ed un team di persone che vengono retribuite.
Nessun progetto potrà mai avere quel concetto di immacolata concezione che caratterizza il protocollo Bitcoin.
A seguire il tweet, ormai eliminato, di Brian Armstrong, CEO e fondatore di Coinbase: in questo tweet l’attuale CEO di Coinbase sosteneva come le altcoin non fossero altro che una distrazione rispetto a Bitcoin e ricordava alla community di mantenere il focus sullo sviluppo del protocollo Bitcoin.
Invece, oggi, essendo il CEO di Coinbase e avendo altri incentivi, promuove le peggiori shitcoin e non si pone problemi nell’implementare tecniche di blockchain surveillance per tracciare gli utenti.
Altro punto su cui spesso, nel confronto con altre “crypto”, Bitcoin viene criticato è la mancanza di innovazione.
Quello che non viene considerato però, è che Bitcoin è ormai un sistema monetario che muove miliardi di dollari l’anno e per questo motivo deve rimanere un qualcosa di affidabile su cui poter contare.
La funzione di moneta dovrebbe essere un qualcosa di noioso.
Se poi vogliamo parlare di innovazione, allora cerchiamo di chiarire alcuni punti.
Innanzitutto, tutte le cosiddette “innovazioni” che esistono ora su Ethereum ed altre shitcoin, sono tutte idee nate, sperimentate e successivamente scartate dalla comunità Bitcoin.
Alcuni esempi sono il consenso tramite Proof of Stake, il progetto Coloured Coins, le confidential transaction ed il progetto Counterparty.
Se si vuole fare innovazione o creare un nuovo sistema finanziario su Bitcoin, vi sono molte altre possibilità, come ad esempio Lightning Network, sidechain come Liquid o progetti come RGB, BDK, LDK, BTCPay Server, JoinMarket, LNbits, mempool.space o RaspiBlitz.
Un concetto cruciale da comprendere, è che le persone vogliono effettuare transazioni e scambiare beni reali con una valuta di cui tutti ne riconoscono il valore.
Lo standard monetario deve essere uno, i prezzi devono essere espressi in un’unica valuta su cui concordiamo il valore.
Ludwig von Mises, uno dei più rispettati leader del pensiero dell’economia austriaca, descrive brillantemente questo concetto nel suo famoso libro “The Theory of Money & Credit”, quando afferma quanto segue:
“Thus there would be an inevitable tendency for the less marketable of the series of goods
used as media of exchange to be one by one rejected until at last only a single commodity remained, which was universally employed as a medium of exchange; in a word, money.”Ludwig von Mises
NFT
Gli NFT sono stati una delle mode del 2021. L’hype attorno agli NFT ha raggiunto livelli folli.
Per questo motivo vediamo che cosa sono effettivamente questi token NFT.
NFT sta per “non-fungible token”, ovvero token non fungibile.
I token non fungibili si distinguono uno dall’altro poiché ogni token presenta caratteristiche diverse ed uniche.
Il problema principale di tutti gli NFT che esistono oggi è che non sono decentralizzati, ma dipendono da una piattaforma centralizzata su cui vengono emessi.
In realtà, i primi token NFT sono nati su Bitcoin, grazie al protocollo chiamato Counterparty.
Il problema degli NFT è che al loro interno non contengono l’immagine che rappresentano, ma soltanto un URL che punta ad un dato informatico.
L’immagine di un NFT può essere scaricata in modo tale da creare un altro NFT con la stessa identica immagine. Nulla impedisce di creare altri token NFT che rappresentano la stessa opera d’arte di un altro token.
Come se non bastasse, le piattaforme su cui vengono creati i token NFT, come Ethereum, Solana, Cardano o Algorand sono tutte assolutamente centralizzate.
Dal punto di vista tecnico, per come vengono proposti e presentati gli NFT sono completamente inutili. Mi dispiace, ma è così.
Sia chiaro, l’idea di avere un bene collezionabile digitale sicuramente può essere interessante, soprattutto in alcuni settori (nel gaming ad esempio), ma il modo in cui vengono creati e pubblicizzati oggi gli NFT è assolutamente sbagliato.
Web3
Il Web3 è la nuova buzzword nata tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022.
Coloro che credono nel Web3, propongono un nuovo modello di Internet, decentralizzato, resiliente ed inclusivo dove i dati tornano ad essere in mano degli utenti e non delle big tech.
Il problema di questa idea è proprio alla base.
L’infrastruttura su cui queste persone vogliono costruire il Web3 è Ethereum: non poteva esser scelta infrastruttura peggiore.
In realtà, dopo aver svolto qualche ricerca, è facile intuire che attorno al Web3 ci sono pesanti investimenti di Venture Capitalist interessati soltanto a profitti futuri.
Uno dei fondi di investimento che crede maggiormente in progetti legati al Web3 è Andreessen Horowitz, conosciuto come a16z, fondato nel 2009 in Silicon Valley da Marc Andressen e Ben Horowitz.
Oggi il loro fondo investe miliardi di dollari in progetti legati al mondo crypto e Web3.
Ricordo però, che nel lontano 2015, Marc Andreessen dichiarava la seguente affermazione:
Per non parlare dell’etica che contraddistingue questi progetti.
Normalmente, i team di queste “crypto-aziende” vendono una grossa fetta dei loro token ai Venture Capitalist, i quali, non appena il valore del token sale, sono pronti a liquidare sul mercato le loro posizioni, a discapito delle persone comuni che credono in questi progetti.
Per approfondire questi temi o per avere un altro parere su NFT e Web3, consiglio questo articolo di Moxie Marlinspike, creatore della famosa app di messaggistica Signal.
Conclusione
Checché se ne dica, Bitcoin è un progetto serio, etico e rivoluzionario.
In realtà, anche se molte persone non lo ammetteranno mai, Bitcoin ha già vinto sulla concorrenza.
Sebbene molti la pensino diversamente, ritengo il Bitcoin Maximalism l’unica via da seguire.
Alcuni diranno che i Bitcoin maximalist non hanno una mentalità aperta, altri che sono contrari all’innovazione, altri ancora diranno addirittura che fanno parte di una setta.
Ovviamente non è affatto così: anche i Bitcoin maximalist hanno perso tempo e soldi a studiare e a comprare shitcoin di vario genere. Tuttavia, dopo un periodo di approfondimento serio, hanno capito che Bitcoin è l’unica cosa su cui ha davvero senso concentrarsi. Non sono persone cattive o senza cuore, come qualcuno cerca di descriverle, anzi, molti di loro sono tra le persone più oneste che ci possano essere in questo settore.
N.B.
A mio parere qualsiasi altro progetto “crypto” o “blockchain” diverso da Bitcoin rientra nella categoria scam.
“Bitcoin, not blockchain”.
0 commenti