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BITCOIN E MARKETING 4.0

Valerio Dalla Costa
2 Marzo 2024
Un recente articolo su Bitcoin pubblicato sul blog della Banca Centrale Europea ha suscitato molto scalpore all’interno della community. Per l’ennesima volta, la tecnologia dell’oro digitale viene dipinta dalle istituzioni come uno strumento utile solo a trafficanti e malavitosi e, immancabilmente, anche dannoso per l’ambiente.
Sorvolando sulla pretestuosità delle affermazioni dei due autori in questione, questo articolo racchiude in realtà degli aspetti strategici davvero interessanti.

 

Un brand senza portafoglio

 

Bitcoin riguarda un fenomeno sociale quasi unico nella storia. Uno strumento lanciato in produzione il 03 gennaio 2009 che, fin dal giorno zero, non ha fatto affidamento su un solo centesimo di sponsorizzazione o di campagne pubblicitarie per farsi conoscere.

L’assenza di un qualsiasi coordinatore centrale e le sue caratteristiche intrinseche di decentralizzazione hanno necessariamente comportato la completa assenza di un ufficio marketing dedicato a questo progetto.

Bitcoin non veniva (e non viene) presentato attraverso alcun canale di comunicazione istituzionale o commerciale. Nessuno spot in TV, nessun annuncio in radio, nessun trafiletto a pagamento su un quotidiano, nessuno studio serio avanzato negli ambiti accademici. Per farsi conoscere, Bitcoin ha, da sempre, dovuto camminare sulle sue sole gambe.

Fin dall’inizio, se qualcuno avesse voluto avvicinarsi – e realizzare anzitutto la sua esistenza – avrebbe semplicemente dovuto “scoprirlo” in modo accidentale o fortunoso (così è stato anche per il sottoscritto).

Nonostante ciò, Bitcoin rappresenta oggi una sorta di “brand” conosciuto pressoché in tutto il mondo. Tutti ne hanno sentito parlare. Dopo soli 15 anni, senza alcuna spesa di marketing, l’esistenza di Bitcoin è nota in ormai tutti gli angoli del pianeta.

Ma come accelerare a questo punto la sua diffusione? Per compensare la mancanza di un dipartimento marketing centralizzato, ci vorrebbero idee o proposte nuove.

 

Nuovi vestiti dell’imperatore nudo?

 

A febbraio 2024 viene pubblicato sul blog ufficiale della BCE, a firma di tali Ulrich Bindseil (per noi “Ulrico”) e Jürgen Schaaf (per noi “il fido Giorgio”), un articolo teso a screditare pesantemente Bitcoin a partire dalla notizia dell’approvazione degli ETF spot da parte della SEC, che ha reso possibile agli investitori americani l’acquisto indiretto dell’asset bitcoin.

 

L’articolo in questione pubblicato il 22 febbraio 2024 sul blog della BCE

 

Si tratta di un articolo eloquente, senza bisogno di troppi commenti: una lunga serie di inesattezze e di luoghi comuni su Bitcoin. Stessi luoghi comuni, del resto, rivolti da tutti i detrattori fin dai primi anni di vita di questo giovane protocollo.

Nell’articolo vengono elencati proprio chiaramente 3 punti distinti:

  1. Bitcoin sarebbe usato solo da riciclatori, criminali e pervertiti, arrivando addirittura a presentarlo successivamente come «la moneta dei crimine che finanzia il male» (!);
  2. come forma di investimento, Bitcoin sarebbe una pessima idea in quanto solamente un «potenziale modo per perdere soldi»;
  3. Infine, con il suo algoritmo della proof-of-work Bitcoin (e come poteva mancare?) sarebbe chiaramente «dannoso per l’ambiente».

Per i due burocrati, queste uscite non rappresentano affatto una novità: già in passato la BCE avevano esternato enormi perplessità su Bitcoin (per usare un eufemismo) in un altro articolo pubblicato a novembre 2022.

Tuttavia, ad un’analisi più attenta, non è tutto come sembra all’apparenza: Ulrico e il fido Giorgio, in realtà, sono dei veri pionieri.

 

Nuove frontiere del marketing

 

Dal punto di vista comunicativo, la situazione peggiore ai fini della consapevolezza e della diffusione di un fenomeno presso il pubblico generalista è quella di non parlarne affatto. Meno se ne parla, meglio è. Il silenzio è l’arma migliore per rallentarne la diffusione.

Questa appare tuttora la principale strategia di comunicazione sia da parte dei mass media che degli ambiti accademici. Se ci pensiamo, Bitcoin non viene mai approfondito o illustrato seriamente. Gli unici e sporadici casi in cui se ne parla fanno riferimento soltanto a fatti di cronaca sui media legati ad esempio a crolli di prezzo, a eventi di hacking, a fallimenti di grossi exchange o a casi di truffe legate al generico ed estraneo “mondo crypto”.

Bitcoin non viene mai affrontato nei canali istituzionali e generalisti con la giusta attenzione e il giusto rigore che richiede un fenomeno complesso e interdisciplinare come questo.

È qui che entrano in scena Ulrico e il fido Giorgio, che hanno individuato un modo davvero eccellente per scardinare questa strategia comunicativa e offrire così un nuovo slancio alla diffusione dell’oro digitale.

Nell’articolo in questione i due burocrati arrivano infatti ad affermare l’esatto contrario rispetto a quello che, con un minimo di ricerca, qualsiasi utente in buona fede potrebbe smentire in fatto di Bitcoin. Quelle che riportano nel pezzo sono grossolane inesattezze, talvolta pure falsità.

L’effetto che ne scaturisce è boomerang, ma riguarda molto più di un tradizionale effetto Streisend: la strategia di Ulrico e del fido Giorgio è proprio Marketing 4.0 *, la nuova frontiera in ambito commerciale per ottimizzare le strategie promozionali.

Per diffondere un progetto sprovvisto di finanziamenti e uffici marketing centralizzati, questi nuovi promoter di Bitcoin hanno pensato bene di:

  • pubblicare un articolo assolutamente non richiesto;
  • toccare alcuni punti tecnologici, sociali e monetari nevralgici di Bitcoin, entrando nel merito della questione (tra cui la scalabilità, il concetto di proof-of-work o quelli di risparmio e riserva di valore);
  • utilizzare il canale ufficiale della BCE, di fatto il concorrente naturale di Bitcoin;
  • avanzare affermazioni talmente pretestuose da permettere a chiunque di cogliere facilmente l’elevato grado di faziosità dell’articolo.

Uno spot esemplare per Bitcoin.

Semplicemente geniali.

 

* Nota: nel caso ve lo steste chiedendo, ovviamente il termine “Marketing 4.0” è totalmente privo di senso, sulla falsariga del resto della fantomatica “Industria 4.0”, promossa e finanziata dai governi con l’unico scopo di distribuire bonus e soldi pubblici alle sole aziende ritenute arbitrariamente “meritevoli”.

 

Mille di queste campagne

 

Col senno di poi, non esiste probabilmente miglior modo per fare pubblicità a Bitcoin. Un protocollo decentralizzato non avrebbe potuto sperare di meglio di un endorsement proveniente direttamente dal centro di potere per eccellenza, la banca centrale europea, proprietario della moneta euro gestita in regime di monopolio.

L’articolo in questione di Ulrico e del fido Giorgio è stato letteralmente invaso sui social di commenti e critiche inevitabili – ma anche ironiche – non solo dalla community Bitcoin e da tutti i sostenitori del cosiddetto “mondo crypto” (blockchain, NFT, metaverso, web3 e altri progetti scam); ma, addirittura, anche da chi, di fronte a tutta questa enorme confusione, era rimasto finora neutrale o disinteressato.

In altre parole, Ulrico e il fido Giorgio hanno di fatto polarizzato e compattato il fronte a loro nemico, che per sua natura è disomogeneo, decentralizzato e dispersivo.

 

Alcuni dei commenti sui social da parte della community di Bitcoin in risposta all’articolo della BCE.

 

Questa brillante mossa di marketing ha messo tutti contro la BCE e contro i burocrati che pontificano sull’euro. E ciò avviene in modo direttamente proporzionale all’insensatezza e all’assurdità delle tesi avanzate contro il loro concorrente naturale Bitcoin.

I due burocrati stanno, cioè, lavorando per tutti noi: mediante queste innovative tecniche di marketing, non stanno facendo altro che accelerare la diffusione e la consapevolezza di Bitcoin come strumento alternativo a quanto oggi imposto forzatamente dalle autorità.

Per questi motivi, dovremmo ringraziare di cuore Ulrico e il fido Giorgio, e augurarci altre mille di queste vere e proprie campagne promozionali a favore di un protocollo informatico che non può per sua natura contare su finanziamenti o uffici marketing per fare campagne promozionali.

E a questo punto attendere anche con trepidazione, da parte di questi stessi pionieri del marketing, ulteriori comunicazioni ufficiali circa il fantomatico progetto dell’euro digitale, così da scoprire come si saranno ingegnati nel tentativo di propinare agli individui questa nuova ed improbabile moneta farlocca della banca centrale.

A quel punto, però, come spot per promuovere l’adozione di Bitcoin, saremo già ormai passati al Marketing 5.0

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Valerio Dalla Costa

Founder di Villaggio Bitcoin

Autore libro Villaggio Bitcoin e di 21 Pensieri

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