Pochi giorni fa, il 25 aprile, è ricorso l’anniversario del giorno della liberazione dalla dittatura nazi-fascista, che mi ha stimolato molte riflessioni su quanto Bitcoin abbia da insegnarci sul tema della libertà.
Il titolo di questo articolo è preso in prestito da un saggio dello scrittore inglese George Orwell, l’autore di 1984, che mi piaceva tantissimo, ovvero Letteratura palestra di libertà, perché trasmette l’idea che la libertà non sia qualcosa di statico o passivo, ma qualcosa di più simile ad un muscolo da tenere costantemente in allenamento, qualcosa che va guadagnato con sudore e fatica.
Il concetto di libertà è molto profondo ed ampio, e quando si comprende realmente Bitcoin si arriva anche a comprendere che non può esistere nessuna libertà laddove non esista anche una libertà di tipo finanziario, ovvero di essere padroni dei propri asset (e di conseguenza del proprio tempo) senza l’intermediazione di enti terzi, con tutte le problematiche e i rischi che ne possono conseguire.
Non può esistere nessuna libertà laddove non esista anche una libertà di tipo finanziario.
Non è detto che sia necessariamente un male, ma per la prima volta nella storia abbiamo la libertà di decidere se affidarci o no ad un intermediario, in altre parole di usare o non usare bitcoin come mezzo di scambio.
Spesso Bitcoin è un argomento che viene relegato all’ambito finanziario e speculativo. In realtà, però, c’è molto di più, perché Bitcoin è sì riserva di valore ma anche e soprattutto incensurabilità, che tradotto in altri termini significa libertà di parola.
Per comprendere ciò basta guardare la storia. Infatti, uno dei primi eventi che diede notorietà alla criptovaluta di Satoshi Nakamoto furono le donazioni a Wikileaks nel 2010, che consentirono al famoso sito web ideato da Julian Assange di sopravvivere, aggirando le restrizioni imposte dagli stati.
Oltre a tutto ciò, Bitcoin può essere visto come uno strumento di resistenza non violento all’oppressione. Ma in che senso? Pensate alle proteste non-violente di Gandhi. Negli anni ’50 le proteste non violente guidate dal leader indiano portarono all’indipendenza dell’India, liberandola dalla dominazione inglese.
Ai nostri giorni però ciò risulterebbe molto più difficile. Infatti, le forze coloniali inglesi avevano molto più buon senno degli attuali dittatori, per non parlare della tecnocrazia sempre più opprimente che ci controlla ogni giorno, ogni ora e ogni minuto.
Insomma, la protesta non-violenta non è più uno strumento efficace nella difesa della libertà. Ma al contrario Bitcoin può esserlo, perché consente di uscire dal sistema della moneta statale, creando un enorme danno all’apparato burocratico su cui si erge: questi non potrà più ricattare i suoi oppositori, confiscando e tassando i loro risparmi, con la conseguenza di non poter più finanziare le forze del (dis)ordine, braccio violento delle più ignobili dittature.
In pratica, Bitcoin potrebbe arrecare un immenso danno allo stato autoritario, senza dover ricorrere ad alcuna violenza fisica.
Infine, un altro aspetto importante è come le nuove tecnologie che stiamo imparando a conoscere in questi anni possano aumentare o diminuire la nostra libertà. Sembra che l’uso pervasivo della tecnologia ci stia facendo perdere ogni giorno che passa centimetri di libertà senza che ce ne rendiamo conto, attraverso l’affidamento a servizi terzi con la scusa di renderci la vita più comoda e facile. Ed è qui che sta un concetto cardine che ogni vero amante della libertà dovrebbe conoscere, ovvero che:
La Libertà ha un prezzo
(proprio come Bitcoin, aggiungerei)
In America esiste un modo di dire molto famoso che recita Put your money, where is your mouth.
In altri termini, se la libertà è un valore imprescindibile per voi allora, per essere coerenti, dovreste iniziare ad investire i vostri soldi (e il vostro tempo) per diventare veramente liberi, ad esempio studiando e comprando bitcoin. Proprio per via delle sue caratteristiche intrinseche, Bitcoin può aiutarci a riprendere la libertà che abbiamo perso, un centimetro alla volta.
A tal proposito, mi trovo molto d’accordo con la definizione di Bitcoin riportata nella nota alla traduzione di Criptoeconomia (un libro avanzato che vi consiglio caldamente di leggere), dove viene descritto come:
…un più elevato grado di protezione delle libertà individuali che viene raggiunto attraverso la possibilità di conservare e scambiare valore su base volontaria, per la prima volta in forma digitale.
Un genere di libertà che è stato in ogni tempo fortemente limitato ed ostacolato.
ParcevalBTC
Alla fine, però, la scelta di essere liberi può essere solo individuale, sarebbe infatti una contraddizione in termini logici obbligare una persona ad essere libera non ti pare? Quello che si può fare è al massimo educare a questo bellissimo valore che è la libertà, magari parlando proprio di Bitcoin. ?
Viva la libertà!
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