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IO SONO BITCOIN #2 – I Bitcoin non esistono

Mateusz Riva
28 Gennaio 2023

 

Pubblichiamo oggi il secondo articolo della serie IO SONO BITCOIN, a cura di Mateusz Riva. Il primo articolo è disponibile qui.

 

Ti sei mai chiesto dove sono “i bitcoin”?

Potrà sembrarti strano, ma rispondere a questa domanda non è banale. Puoi cercarli quanto vuoi ma non li troverai né su qualche server, né su un cloud, né nei nodi facenti parte del network e nemmeno presso i miner: semplicemente perché non esistono.

Rispondere a questa domanda richiede una spiegazione dettagliata sul funzionamento combinato delle varie parti di Bitcoin, ma per facilità di lettura riporto qui solo una versione sintetica dando però un solido spunto di riflessione che ti aiuterà a mettere in luce le innumerevoli sfaccettature di Bitcoin.

In modo estremamente semplificato, Bitcoin non è altro che un database decentralizzato che tiene traccia “di chi ha inviato cosa a chi”, garantendo grazie all’utilizzo di energia elettrica (bene che per essere prodotto richiede dispendio di lavoro) che nessuno può alterare tale archivio storico se non ne ha titolo e che nessuno possa impedire a chi ne titolo di effettuare una transazione.

Se quindi possedere Bitcoin equivale ad avere uno spazio con il proprio nome (pseudonimo è la dicitura corretta, in quanto non è richiesto un passaporto, un identità o perfino l’essere “umani” è superfluo in quanto anche un Intelligenza Artificiale può avere titolo) all’interno del database, ed il database non è altro che un elenco di transazioni avvenute fin dall’origine di una determinata quantità virtuale e finita, allora il possesso dei Bitcoin coincide con il titolo ad effettuare una transazione.

Ecco perché se da un lato è facile immaginare questi Bitcoin come gettoni d’oro all’interno di un forziere che tutti possono vedere (e quindi verificare che ci siano solo 21 milioni di gettoni all’interno, non uno di più) ma che solo chi ha titolo verso uno o una parte di essi può cederne a sua volta il titolo ad un terzo, dall’altro lato è un’immagine parziale e limitante.

 

 

Il forziere non esiste, i gettoni non esistono: sono solo dei messaggi di testo all’interno di un database di cui ciascun nodo custodisce una copia e verifica in modo autonomo e perentorio la veridicità di tutte le transazioni.

Di conseguenza, i Bitcoin non esistono (in quanto semplici messaggi di testo che tutti possono vedere e copiare), quello che conta è il titolo a poter operare in questo database.

 

LA MAPPA È IL TERRITORIO

In tutta la storia umana vi è sempre stata una netta separazione tra “l’oggetto fisico” del mondo reale e “l’informazione” che lo rappresenta.

Se pensiamo per esempio a cosa è il Denaro, ci rendiamo subito conto che una delle sue più importanti caratteristiche è quella di dover tenere traccia “di chi deve quanto a chi” in modo onesto ed inalterabile.

Nella storia umana fino ad oggi si sono utilizzati due strumenti: le monete di materiale prezioso e i database.

Le monete, per via della loro fisicità tengono in modo automatico conto della propria distribuzione (possesso) e veridicità (diamo per scontato per un attimo che sia facile verificare il contenuto di metallo prezioso in una moneta). In particolare non bisogna affidarsi a nessun ente terzo per tenere traccia di tutti gli scambi di quella moneta: averla in mano ti dà pieno titolo a scambiarla, sotterrarla o farne quello che più ti pare.

Il problema del database (che si tratti di una tavoletta di argilla in Mesopotamia, o di un registro elettronico di una banca centrale) è che bisogna avere fiducia nell’entità che custodisce il database, e che questi non lo alteri aggiungendosi senza fatica delle unità in più semplicemente disegnando una “X” a suo conto sulla tavoletta di argilla o mediante un click sui moderni database che gestiscono le valute.

Pensiamo per esempio ad una tavoletta che riporta tante “X” quante pecore possiedi. Se conti le tue pecore arrivando a possederne 10 e le rappresenti su una tavoletta mediante 10 “X” è subito evidente che le croci non coincidono le pecore, ma sono meramente una loro rappresentazione.

Se tu custodissi il database di tutta la tua comunità, a parte la tua onestà, cosa ti frenerebbe nell’attribuirti una “X” in più?

In particolare, teniamo presente che quell’aggiunta non equivale alla creazione di una pecora extra. Semplicemente, se dopo aver alterato il database tu la reclamassi prima di tutti gli altri legittimi proprietari la sottrarresti a qualcun altro. Di fatto è una sorta di gioco delle sedie, dove l’ultimo arrivato si trova con in mano una “X”, ma senza la pecora.

L’informazione sul database non è l’oggetto, ne è solamente una rappresentazione.

Un altro paragone interessante è quello della mappa e del territorio rappresentato. Il possesso del territorio è differente dal possesso della mappa. Quest’ultima infatti ne è solo una rappresentazione, e in particolare nel mondo digitale può essere copiata infinite volte senza costi. Oggi tutti abbiamo mappe digitali disponibili sullo smartphone ma questo non vuol dire che possediamo il territorio.

Una storia affascinante è quella di come si è sviluppata la gestione e la rappresentazione del Denaro alle isole Yap, ma lascio l’approfondimento ai curiosi.

In modo analogo funziona il network di bitcoin, dove tutti possono vedere quanto possiede ciascun indirizzo (che ricordo essere pseudonimo, ovvero può non essere collegabile ad una persona fisica), ma solo chi possiede le chiavi private di quell’indirizzo ha titolo per spendere/cedere a terzi quei determinati bitcoin.

Se quindi la possibilità di utilizzo è riservata a chi possiede le chiavi private, possiamo identificare il possesso nel controllo delle chiavi private, e siccome le chiavi private non sono altro che una sequenza di 12 parole, la conoscenza di quelle parole equivale all’oggetto.

In Bitcoin, l’informazione coincide con l’oggetto (i nostri Bitcoin), la mappa è il territorio, conoscere (sottointeso, la chiave privata) equivale a possedere.

 

Tutti i codici di bitcoin: se ti sembra facile, ti sfido a provare ad utilizzarli!

 

Suggerisco di fermarti un attimo a riflettere sull’ultima frase per darle il peso che merita. Si tratta della prima volta nella storia dell’umanità che possiamo affermare:

Conoscere = Possedere

E questo possesso è assoluto, inviolabile e per tutti.

Se ci pensi, ad oggi tutti i titoli di proprietà richiedono fiducia verso un ente terzo (pur affidabile che sia) che garantisca per noi il diritto a possedere un oggetto, come fa per esempio il certificato di proprietà di un immobile dove lo Stato si fa garante del rispetto dei nostri diritti. (Se hai pensato egoisticamente solo a te stesso, e alla tua condizione di vita privilegiata dove la proprietà dei tuoi beni è tutelata, suggerisco di estendere il pensiero a quei milioni di persone che non possono dare per scontato questo diritto)

Riuscite ad immaginare le conseguenze di questa rivoluzione?

Spero che la risposta sia stata “no” in quanto credo nessuno di noi oggi sia in grado di prevedere le incredibili applicazioni che potranno essere sviluppate sopra questa rivoluzione.

 

CHIAVI PRIVATE, CASUALITÀ E LIBERTÀ DI PAROLA

Se quindi l’informazione (ovvero conoscere le chiavi private) equivale al possesso di Bitcoin, vediamo come vengono originate le chiavi private.

Evito dettagli tecnici suggerendo però a tutti di approfondire e constatare con mano quanto scrivo. Lascio quindi solo un rapido spunto di riflessione.

Dopo che avrai letto quanto segue, sono sicuro che anche tu risponderai con un sorriso a chi ancora oggi parla di “rischio” che Bitcoin venga bandito e reso illegale. Bitcoin è basato su matematica e probabilità e se vogliamo bandire Bitcoin, dobbiamo prima bandire e sbarazzarci della matematica. Sarebbe veramente possibile?

Le chiavi private, che garantiscono la sicurezza nella custodia dei nostri preziosi Bitcoin, fanno leva sulla casualità e sulla forza che hanno i grandi numeri.

Una chiave privata non è altro che un numero molto, molto, molto molto grande generato casualmente. Potresti generarlo lanciando 256 volte una moneta e segnando quale faccia esce ogni volta o con un piccolo ed economico calcolatore che genera casualmente una serie molto grande di numeri casuali.

Se 256 cifre non ti sembra un numero sufficientemente grande per garantire la tua sicurezza, pensa che per generare a tentativi lo stesso numero dovresti provare 10^77 (un numero con 77 zeri…) volte in media per riprodurre la medesima combinazione.

Tramite un algoritmo “funzione hash” questo grande numero viene processato in una funzione monodirezionale, ovvero una volta ottenuto il prodotto di questo algoritmo nessuno è in grado di ricostruire il numero di partenza (chiave privata) che l’ha generato. Tuttavia mediante una semplicissima verifica tutti sono in grado di dire che il risultato è stato derivato da quella specifica chiave privata, come si trattasse di un’impronta digitale unica, una firma unica.

Il prodotto di questo algoritmo consente quindi partendo da una specifica chiave privata di ottenere infinite chiavi pubbliche (che tutti possono vedere).

A loro volta le chiavi pubbliche vengono elaborate da una funzione hash che può generare infiniti indirizzi. Anche in questo caso tutti possono verificare facilmente che uno specifico indirizzo appartiene ad una chiave pubblica, ma partendo dal solo indirizzo, non possono risalire ad essa.

La forza nei grandi numeri sta nel fatto che se qualcuno volesse provare ad indovinare le chiavi private di un indirizzo dovrebbe far girare dei “dadi virtuali” un numero inimmaginabile di volte cercando per tentativi di indovinare la combinazione delle chiavi private. Con i computer di oggi questa operazione richiede una spesa energetica non trascurabile visto l’elevatissimo numero di computazioni da effettuare ed un tempo di computazione più lungo della storia dell’universo partendo dal big bang.

Se questa operazione ti sembra fattibile, ti suggerisco di approfondire con questo breve video il concetto.

Se quindi gli indirizzi non sono altro che un derivato mediante una funzione hash delle chiavi pubbliche e le chiavi pubbliche non sono altro che un derivato mediante una funzione hash delle chiavi private e se queste non sono altro che un numero grandissimo generato casualmente, l’intero costrutto su cui poggia Bitcoin parte dalla matematica.

Di conseguenza, se “i Bitcoin non esistono” non trovandosi in un luogo specifico, ma di fatto coincidono con la conoscenza di un numero grandissimo, che grazie ad un’altra funzione può essere ridotto a conoscere/ricordare 12 parole, mi chiedo, non si tratta forse di libertà di parola?

Possedere Bitcoin equivale a parlare, in quanto tutto il processo non è altro che trasmissione di numeri, matematica e messaggi di testo. Il fatto che noi attribuiamo un valore a delle stringhe di testo è un applicativo che abbiamo deciso di dare a Bitcoin per il fatto che ne esistono solo 21 Milioni. Ma appena sotto la superficie ora hai visto che Bitcoin non è altro che matematica e trasmissione di messaggi di testo.

E anche se Bitcoin venisse per assurdo bandito, veramente vorresti vivere in un paese che non consente la libertà di parola? O in un paese in cui è illegale lanciare in aria una moneta molte volte per creare un numero molto grande, utilizzare delle funzioni matematiche e trasmettere messaggi di testo?

Bitcoin metterà alla prova le leggi relative alla libertà di parola di tutto il mondo, ponendo in luce quali sono i governi gestiti da tiranni e quali sono i paesi democratici dove tale diritto è tutelato.

Posso ricordare 12 parole.

Di conseguenza sono un uomo libero.

Adam Curry

 

In particolare, lascio un estratto del primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti :

Il Congresso non potrà porre in essere leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione o per proibirne il libero culto, per limitare la libertà di parola o di stampa o che limitino il diritto della gente a riunirsi in forma pacifica e a presentare petizioni al governo per riparare alle ingiustizie.

Emendamento 1

 

PROPRIETÀ FINO ALLA MORTE

Come abbiamo visto è possibile mediante una funzione convertire la propria chiave privata (generata in modo random) in 12 parole chiave.

Queste parole sono la chiave che consente di firmare le transazioni in modo tale che il network con una verifica immediata sia in grado di validare che la firma di una transazione di uno specifico indirizzo appartenga a quella chiave privata e sia pertanto spendibile (può solo riconoscere che la firma è di quella chiave privata, ma non può risalire a come sia composta tale chiave).

Come abbiamo visto in Bitcoin la mappa è il territorio e conoscere vuol dire possedere. Questo vuol dire che quei bitcoin possono essere utilizzati solo da qualcuno che sta custodendo le chiavi private.

Estendendo ancora un pò il concetto, se quelle 12 parole sono custodite nella mia memoria, io e quei Bitcoin diventiamo una cosa sola: “Io sono Bitcoin”.

L’esistenza e la “vita” di quei Bitcoin è legata indissolubilmente alla vita della persona che custodisce le chiavi private.

Questa è un’affermazione fortissima con implicazioni sociali che non possiamo trascurare.

Nel corso della storia la violenza ha sempre consentito a chi aggredisce di impossessarsi del valore altrui:

  • Pensiamo alle guerre di conquista del passato, dove chi veniva assalito finiva con il perdere i suoi forzieri d’oro, tutti i suoi beni e forse la vita;
  • Oppure anche senza andare troppo lontano nel passato pensiamo alla rivoluzione Comunista dove tutte le proprietà dei cittadini sono state espropriate;
  • Oppure ai governi Nazi Fascisti che hanno depredato determinate fasce della popolazione spogliandoli di tutti i beni e della loro vita.

Il valore custodito in Bitcoin non può essere estorto con la forza, se non con la consegna delle 12 parole memorizzate. Espropriare diventa un atto molto più complesso, non basta un decreto per spogliare una persona dei suoi averi, servirebbe un atto di violenza che in questo caso potrebbe anche essere vano.

Se prima con la mia morte l’aggressore si sarebbe potuto impossessare di tutti i miei beni, ora grazie a Bitcoin la difesa è avvantaggiata. Con un atto estremo, qualcuno potrebbe togliermi la vita, ma almeno, per la prima volta nella storia, non avrebbe accesso ai miei beni che rimarrebbero congelati, intoccabili per l’eternità.

L’unico modo per far sì che qualcuno ti dia i suoi Bitcoin, è offrire servizi tali per cui il proprietario è disposto a cederne una parte, ovvero mediante pacifica collaborazione. Non è una bella idea che potrebbe perfino accelerare la via del progresso?

Una curiosità: immaginate i faraoni dell’antichità, che hanno costruito tombe millenarie che pensavano inespugnabili a protezione dei loro tesori che volevano portare con sé nell’aldilà. Tranne le tombe più nascoste ed ancora ignote che sono rimate intatte, la maggior parte è stata depredata e tutti i tesori sono stati sottratti, ed hanno trovato un nuovo proprietario. Non c’era un network a proteggerlo con uno strato tanto virtuale quanto inespugnabile di energia crittografica a difendere la loro proprietà: semplicemente chi vi “mette le mani sopra”, possiede.

Ecco, se oggi lo desideri, Bitcoin garantisce la proprietà anche in questi casi estremi. Se è tuo desiderio portare con te il valore accumulato durante la tua vita, qualsiasi sia la tua personale motivazione, se le 12 parole muoiono con te, nessuno potrà più toccare quei Bitcoin.

Questo esempio vuole solo essere rappresentativo della potenza e della serietà con cui viene gestito il tema della proprietà da Bitcoin.

E se pensi che questo gesto sia estremamente egoistico vi sbagliate di grosso. Quel valore non verrà distrutto. Visto che la quantità massima in circolazione di Bitcoin è pari a 21 Milioni, se deciderai di portare con te nell’aldilà ad esempio 0,1 Bitcoin quel valore rimarrà per sempre dormiente e non potrà essere toccato (e quindi trasferito ad altri all’interno del database) da nessuno. Visto poi che la quantità in circolazione si è quindi ridotta, avrai fatto un regalo a tutti gli indirizzi bitcoin che vedranno accresciuto il proprio valore. Al posto di Banche Centrali che diluiscono il valore, qui abbiamo una progressiva concentrazione ed aumento di valore.

Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

I miei bitcoin, vivono e muoiono con me (se lo desidero). Siamo un tutt’uno che vive in simbiosi scambiandosi reciproci vantaggi.

 

AD MAIORA (to be continued…)

P.S. Not financial advice

 

Leggi gli altri articoli della serie IO SONO BITCOIN: Puntata #1 – Siamo tutti matti

Leggi gli altri articoli della serie IO SONO BITCOIN: Puntata #3 – Un organismo vivente

“Qui siamo tutti matti: io sono matto, tu sei matta!”.
“Come lo sai che sono matta?” disse Alice.
“Altrimenti non saresti venuta qui!” disse il gatto.
Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie

 

Pubblichiamo oggi il primo articolo della serie IO SONO BITCOIN, a cura di Mateusz Riva.

Tralasciamo per il momento gli aspetti tecnici ed economici e facciamo un’analisi ad un livello più alto delle caratteristiche e delle implicazioni che derivano dalla scoperta di Bitcoin.

Anche dopo aver passato il migliaio di ore di studio non ho ancora trovato il fondo della tana del Bianconiglio, in quanto esaminando Bitcoin da differenti angolazioni mi rendo conto che presenta un’infinità di sfaccettature, una concatenata all’altra. Valutarne una sola alla volta non consente di comprenderlo a pieno.

Indipendentemente dal livello attuale di approfondimento, posso affermare che Bitcoin ha la tendenza di prendere le tue convinzioni e rimetterle nuovamente in discussione ogni volta che lo esamini da un’angolazione differente. Capirlo vuol dire studiarlo dal punto di vista delle teorie economiche, della teoria dei giochi, della probabilità ed incentivi, avere un buon grado di comprensione di temi energetici, crittografia, filosofia, ma anche temi legati al diritto, alla fiscalità, alla politica, solo per citarne alcuni.

Quelle che seguono quindi sono solamente riflessioni che riflettono il mio attuale grado di comprensione di questa tecnologia e che non vogliono essere né definitive, né esaustive.

In questo primo articolo, vorrei accompagnarvi in una breve analisi filosofica, mettendo in luce alcuni aspetti che mi portano a considerare Bitcoin un essere vivente del mondo digitale che mantiene però una diretta ed indissolubile connessione con il mondo reale.

Quando viene introdotta una nuova tecnologia sufficientemente avanzata, per chi non ne ha studiato i principi questa sarà indistinguibile dalla “magia” in quanto quest’ultima potrebbe sembrare la spiegazione più logica.

Vi mostrerò alcuni aspetti magici di Bitcoin che vi incuriosiranno talmente tanto da costringervi ad entrare nel “mondo dei matti” e scoprire quanto è profonda la tana del Bianconiglio!

 

UN PONTE TRA FISICO E DIGITALE

Uno degli aspetti che più mi affascina di Bitcoin è che può essere cose differenti per persone differenti, pur restando sempre fedele a sé stesso. Che tu lo veda come un oggetto da collezione, una riserva di valore, un asset, un mezzo di scambio, una valuta, un essere vivente del mondo digitale, una minaccia o altro, la tua opinione su di lui è irrilevante in quanto lui semplicemente esiste, e non puoi fare nulla per farlo “sparire”.

Ci sono solamente due scelte possibili per interagire: adottarlo o non adottarlo.

Credo sia corretto paragonare Bitcoin al Fuoco, all’elettricità, o ad una marea. Semplicemente esiste e dobbiamo prenderne atto. Ciascuno di noi poi è libero di interagirvi come più ritiene opportuno, ma la nostra opinione su di esso non lo cambierà.

Se lo studi con un po’ di attenzione, e ti spingi appena sotto la superficie, noterai che è Bitcoin, in virtù della sua immutabilità, a cambiarti. Cambierà il modo con cui vedi il mondo, inizierai a pensare ancora più a lungo termine, inizierai ad interessarti di privacy e autodeterminazione, capirai il gioco delle valute fiat e probabilmente darai meno peso agli infiniti dibattiti politici.

L’umanità adotta e porta con sé nel suo processo evolutivo le scoperte e le tecnologie che ne hanno migliorato le condizioni di vita: dalla scoperta del fuoco, alle prime tecnologie per la lavorazione dei metalli, fino ad arrivare alla scoperta dell’elettricità e di tutte le tecnologie che ne sono derivate, fino all’utilizzo di internet e alla nascita del mondo digitale.

Credo che Bitcoin sia qui per rimanere in un rapporto simbiotico e indissolubile con l’umanità, facendo da ponte tra il mondo reale ed il mondo digitale.

Infatti, se fino alla scoperta di Bitcoin il mondo digitale era completamente slegato dal mondo reale in cui viviamo, dove non esistono conseguenze per attori malevoli (es mail di spam e bot spam nei social network che possono propagare a costo zero) e dove non esiste l’unicità in quanto tutto può essere copiato senza costo un numero infinito di volte, ora abbiamo trasferito alcune proprietà del mondo reale nel mondo digitale.

Approfondiremo meglio questo aspetto nel seguito.

Siamo solo agli inizi…

AD MAIORA

P.S. Not financial advice

Leggi il post della serie IO SONO BITCOIN #2: I Bitcoin non esistono

Leggi il post della serie IO SONO BITCOIN #3: Un organismo vivente

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Mateusz Riva

Bitcoiner, autore miniserie Io Sono Bitcoin e Softwar: un nuovo Protocollo

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