21 MILIONI
Chiunque abbia studiato Bitcoin per qualche ora conosce il significato di questo valore e quanto sia fondamentale per il suo successo.
Possiamo essere in disaccordo su molte cose ma il fatto che Bitcoin sia scarso non è una di esse, e anzi, si potrebbe concordare che se il limite di 21 milioni venisse violato allora Bitcoin stesso sarebbe in pericolo.
Questa è la funzione che stabilisce il numero di bitcoin, o in altre parole:
50*210000 + 25 * 21000 + 12,5 * 210000 + …… + 0,00000002 * 210000 + 0,00000001 * 210000 = 20999999,9769
Visualmente può essere rappresentata cosi:
Assumendo che questo limite non possa essere modificato (Attenzione: tecnicamente è possibile) potremmo pensare di essere in una botte di ferro e di essere davanti alla riserva di valore “perfetta” che si apprezzerà all’infinito.
Troppo bello per essere vero? Eh si, un po’ si. Bitcoin viene spesso elogiato come riserva di valore, ma in che modo si crea questo valore?
Allo stesso modo in cui qualsiasi asset prende valore, c’è un flusso di denaro che si sposta da altri asset verso bitcoin. Il flusso rappresenta la domanda di acquisto di bitcoin, che andrà a modificare il prezzo a seconda dell’offerta disponibile. I famosi 21 milioni? Non proprio.
I 21 milioni sono l’offerta massima esistente. L’offerta disponibile è invece la quantità di bitcoin che è effettivamente acquistabile sul mercato che, per nostra sfortuna, può essere maggiore di 21 milioni.
Vediamo perchè.
FAKE BITCOIN
Not your keys not your coin. Più facile a dirlo che a farlo. La stragrande maggioranza dei Bitcoiner (chiunque possieda bitcoin) non pratica questo semplice mantra. Utilizzano Bitcoin nel modo i cui sono abituati, cioè lo comprano e lasciano depositato su un exchange, affidandosi così a una terza parte. La procedura è semplice. Si fa un bonifico verso un exchange, si crea un ordine di acquisto di bitcoin, che viene solitamente accreditato in pochi minuti.
Ma cosa succede realmente quando quell’ordine viene eseguito dal motore di trading dell’exchange? Viene aggiornata una voce in un database privato, accreditando così all’utente dell’exchange una, dall’Inglese, IOU (I Owe You) ovvero una sorta di certificato di credito in cui l’exchange attesta che l’utente ha un credito denominato in bitcoin legato al suo account.
Questo strumento non ha nessuna delle proprietà di bitcoin. È semplicemente uno strumento finanziario che offre al proprietario dell’IOU un’esposizione al tasso di cambio di BTC. Non è nemmeno possibile per il proprietario dell’IOU verificare che ci sia una quantità corrispondente di BTC reale detenuta dall’exchange. È possibile che l’exchange offra una sorta di attestato chiamato Proof of Reserve, argomento scottante dal crollo di FTX, che appunto dovrebbe permettere di visualizzare le riserve dell’exchange. Tuttavia questo metodo di verificare è stato totalmente frainteso. Quelle fornite recentemente sono delle Proof of Reserve parziali in quanto mostrano solo gli asset detenuti da un exchange. Una verifica completa dovrebbe includere la somma delle passività dei clienti, insieme a una prova crittografica verificabile dall’utente che ogni conto è stato incluso nella somma e le firme che dimostrano il controllo dei fondi depositati sui wallet.
Dal momento che non è possibile verificare il bilancio di una società, non si può essere certi che un IOU sia riscattabile per l’asset che rappresenta (Bitcoin in questo caso). Per l’utente medio, questo non è un problema… finché non lo è. La storia recente ne è la prova (Celsius, Blockfi, FTX, Voyager…)
Se sei un Bitcoiner, probabilmente non sei un fan del sistema bancario a riserva frazionaria.
Dopotutto, è da lì che proviene la maggior parte dell’inflazione dell’offerta di moneta – non dalla banca centrale, ma da tutte le piccole banche che prendono depositi e poi prestano la stragrande maggioranza del denaro che è stato depositato. Questa pratica purtroppo è stat applicata anche da diverse aziende crypto.
Quindi cosa succede al limite di 21 milioni? Teoricamente nulla, non esiste un’autorità centrale in grado di manipolare l’offerta di bitcoin reale. Tuttavia queste “crypto bank” indipendenti possono assolutamente manipolare la quantità di IOU in vendita sul mercato.
LA SOLUZIONE
Sfortunatamente, non c’è modo di verificare in che modo un exchange operi. Tuttavia c’è un semplice metodo che permette di contrastare la diffusione di bitcoin IOU.
Custodisci autonomamente i tuoi bitcoin.
Preleva dagli exchange e usa non-custodial wallet.
Riducendo il numero di bitcoin su exchange si riduce automaticamente il numero di IOU che possono essere emesse. Gli exchange devono mantenere le proprie riserve a un certo livello per far fronte a eventuali bank run (abbiamo visto nelle ultime settimane come è facile far scattare un evento simile). Riducendo quindi il numero di bitcoin depositati sugli exchange si incentiverebbe le piattaforme ad avere una gestione più accurata delle proprie riserve.
Bitcoin è uno strumento ideale per riconquistare l’indipendenza finanziaria. Deve essere però utilizzato correttamente.
0 commenti